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Pino Furlan e il cantiere: operai, biciclette e delfini

Dal 1 aprile al 22 maggio. In collaborazione con Consorzio Culturale del Monfalconese


Apre al MuCa una mostra dedicata all’artista a cent’anni dalla nascita.

Saranno esposte opere dalla fine degli anni 50 alla seconda metà degli anni 70 sui temi: operai, biciclette e delfini, come astrazione di un oggetto utilizzato sul posto di lavoro (sagome in metallo che servivano come pesi nella sala tracciato).

Le opere sono tutte provenienti da collezioni private

Nella sezione fotografica, alcuni scatti eseguiti da Maurizio Frullani nel 1987 nell’ambito del progetto ARTISTI promosso dal Consorzio Culturale del Monfalconese che le conserva nel proprio archivio.


Sarà inoltre proiettato: PINO FURLAN TORNA A CASA. Video realizzato a cura di Alberto Poli ed Elisabetta Furlan.

PINO FURLAN
(1920-1987)Nato a Ronchi, allora Provincia di Trieste, da una famiglia di tradizione e mentalità artigiana-rurale, sin dalla più tenera età risentì degli echi tragici della guerra, a partire dall’esperienza paterna. “Crebbi selvatico” scrisse di se stesso, definendo perfettamente la radice del carattere introverso, schivo e sensibile rimarcato costantemente nel corso della sua vita da familiari, amici, critici. Da uomo di sinistra, negli anni della “costruzione del socialismo” in Jugoslavia emigrò a Fiume sulla scia dei cosiddetti “monfalconesi”. Rientrato a Ronchi fu assunto nel Cantiere monfalconese inzialmente come operaio per poi diventare cottimista dei pittori. Per tutto il resto della sua vita la passione profonda per la pittura non fu fine a se stessa ma fu messa a disposizione della società locale nei suoi momenti di profonda crisi, nella convinzione che il mondo potesse cambiare e che tutti dovessero dare una mano.

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